Natale di Canna

IL CONSIGLIO COMUNALE

Al fine di rendere solenne la data della indipendenza amministrativa,

ISTITUISCE

La festa ufficiale denominata “IL NATALE DI CANNA” che si terrà il 16 gennaio di ogni anno, a partire dal 16 gennaio 2008.
In occasione della citata festa resteranno chiusi gli uffici comunali, gli uffici pubblici e le scuole di ogni ordine e grado.

ISTITUZIONE DEL NATALE DEL COMUNE DI CANNA
16 GENNAIO 2008 – I^ EDIZIONE

Sessant’anni fa la Costituzione, che gettava le fondamenta alla giovane Repubblica italiana, fissava i principi che regolano le funzioni dei Comuni; ma prima di ciò c’è stato un lungo e faticoso percorso che per noi, piccolo Comune del sud, è iniziato alla fine del XVIII secolo ed ha visto impegnati, in duecento anni di storia, tanti cannesi che si sono prodigati per il raggiungimento di tale importante obiettivo. Per questo noi vogliamo istituire e festeggiare il prossimo 16 gennaio 2008 il Natale del Comune di Canna.
Sarà una giornata importante per tutti i cannesi: per coloro che vivono qui stabilmente, ma anche per quelli che sono andati via da questi luoghi alla ricerca di una vita migliore. Una giornata che dovrà ricordare anche le generazioni che si sono succedute in ottocento anni di storia, una storia di gente semplice, umile e laboriosa, ma che ha visto tanta sofferenza, sacrificio, miseria e ingiustizia. Il 16 gennaio ricorderemo la nascita del Comune di Canna, la fine del feudo, l’inizio di una nuova stagione: i cannesi diventano protagonisti del loro destino e migliorano la loro condizione di esseri umani.
Nel 1781 l’ultimo tenutario, il Marchese di Villanova, vendette la terra di Canna e Nocara a Vincenzo Virgallito per 39.525 ducati (secondo l’apprezzo del avolario di Tommaso).

In quel momento di “passaggio di proprietà” i cittadini cannesi (quelli di Nocara lo fecero qualche anno più tardi) proclamarono il pubblico demanio e l’ottennero dalla Regia Camera il 22 gennaio 1788 (Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, 1805, di Lorenzo Giustiniani).

A poco più di un anno dalla Rivoluzione Francese (luglio 1789), che al grido di “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” metterà al centro l’uomo, il cittadino moderno, gettando le basi per le odierne Democrazie, i Cannesi, stanchi del feudo, compresero che era giunto il momento di iniziare un percorso nuovo di autogoverno, piantando quel primo seme che porterà poi alla nascita dei Comuni, delle Province, delle Regioni e della Repubblica Italiana.L’istituzione di tale evento costituisce un momento centrale e dà forza alla costruzione di quella identità storica, di quella memoria della nostra comunità per cui tanto abbiamo lavorato in questi anni. Il 16 gennaio 2008 vogliamo ricordare ciò che avvenne alla fine del XVIII secolo: la nascita del Comune di Canna, l’inizio dell’autogoverno amministrativo dei cittadini cannesi.

Le prime notizie sulle origini del nostro paese risalgono all’inizio del XIII secolo. Proviamo a tracciare brevemente la storia di Canna dalle origini fino al 1788. Storicamente ed amministrativamente Canna è un tutt’uno con Nocara fino al 1788. Il primo documento riguardante Nocara, secondo il Giustiniani, è uno scritto in cui il Re Guglielmo II donò alla chiesa di Anglona il castello di Nocara ed è datato ottobre 1167.

1240 primo documento

Il primo documento che riporta Canna risale al 1240. Si tratta di un inedito dell’Imperatore Federico II che ordinava agli uomini dei centri vicini a Rocca Imperiale tra i quali Casalis Canne, di curare la manutenzione della fortezza.

Il casale nei secoli successivi contribuì “a fare grani più degli altri anni passati” moltiplicando gli interventi di deforestazione il cui risultato è visibile percorrendo la vecchia strada delle Civette (vecchia strada provinciale 29), un ampio e desolato paesaggio coltivato a grano.

1465-1498 Feudo dei Sanseverino Conti di Lauria

Feudo dei Sanseverino Conti di Lauria, dopo la congiura dei baroni a cui i Sanseverino parteciparono, venne loro confiscato.

1498-1644 Feudo dei Loffredo

Nel 1498 il re Ferdinando d’Aragona concesse il feudo di Nocara con il casale di Canna a Pirro di Loffredo ma, essendo questi Giustiziere di Basilicata e dovendo andare a Potenza, non potè risiedere nelle sue terre. La reggenza del feudo fu affidata allora a un certo Melazzi, feudatario del Comune di Pietragallia, che doveva essere imparentato con i Loffredo. I Melazzi vissero a Canna fino al XIX secolo, quando l’ultimo erede vendette tutti i beni alle famiglie Pitrelli e Failla e si trasferì ad Amendolara.

1653-1657

Fu data in feudo alla famiglia dei Merlini.

1657-1681

Fu data in feudo alla famiglia di Carlo Calà di Diano.

1681-1686

Passò alla famiglia dei Pignatelli (Faustina Pignatelli).

1686-1757

Passò alla famiglia dei Marifeola.

1757

Fu rivendicata dagli eredi Calà Osorio Figueroa.

1757

Fu del Marchese di Villanova.

1781

Il Marchese di Villanova la vendette con l’altra terra di Nocara a Vincenzo Virgallito per ducati 39.525,16 secondo l’apprezzo del Tavolario di Tommaso.

1781

I cittadini cannesi chiesero il pubblico Demanio.

1788

La Regia Camera di Napoli concesse l’autonomia amministrativa il 22 gennaio

“Canna terra di demanio regio in provincia di Calabria Citra, in diocesi di Anglona e Tursi, distante da Cosenza 70 e 5 miglia dal mare. Il suo territorio confina da oriente con quello di Rocca Imperiale, da mezzogiorno con quello di Oriolo, da occidente con l’altro di Nocara e da settentrione col feudo di Bollita. Ella sebbene situata sotto le falde del monte di Nocara, nulladimeno gran parte del detto suo territorio è atto alla semina. Vi si veggono molti oliveti, che fanno il massimo sostentamento della sua popolazione, essendo di ottima qualità. I celsi valliquano anche bene e vi è qualche industria dei bachi da seta.

Nel mese di luglio vi si tiene una fiera di varie merci ed animali, soggette però a dazio doganale per tutto ciò che si estrae fuori dalla sua provincia. In oggi gli abitanti ascendono al numero di 1340 addetti all’agricoltura ed anche alla pastorizia. Vi era un convento di minori osservanti che fu abbandonato per l’aria niente buona che vi si respira, secondo mi avvisa l’odierno vescovo di Anglona e Tursi. Nelle vicinanze della terra medesima vi sorge molta acqua, che anima diversi molini”. Nel 1804 così descriveva Canna Lorenzo Giustiniani nel III tomo del suo Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli dedicato a sua maestà Ferdinando IV re delle Due Sicilie.

Nei primi decenni dell’ottocento i cannesi continuarono a costruire la loro autonomia, il Regno di Napoli cominciava ormai a sfaldarsi, poi arrivarono Mazzini, Cavour, Garibaldi che pezzo dopo pezzo costruirono il Regno d’Italia (1860). Nel 1870 arrivò la ferrovia, poi la strada provinciale (1890), ma c’era ancora tanta miseria, iniziarono le migrazioni verso le Americhe. Il ‘900 portò i suoi cambiamenti ma anche tanta distruzione e sofferenza: la grande guerra, la depressione, il fascismo, il nazismo, la seconda guerra mondiale, il dopo guerra, il piano Marshall, le nuove migrazioni verso il nord Italia, l’Europa, le Americhe, l’Australia. Gli anni ’50 -’60, le speranze del cambiamento, del lavoro, la scuola dell’obbligo. Gli anni ’70, ’80, ’90, il benessere, l’università aperta a tutti.Istituendo il Natale del Comune di Canna, il 16 gennaio 2008 vogliamo ricordare i 220 anni di autonomia amministrativa.

È stato un percorso lungo, difficile, fatto di lotte e di conquiste, di soprusi e di paure, ma che ci ha condotti al Comune di oggi; noi siamo gli eredi di quei cannesi che hanno voluto riscattarsi dal feudo ed intraprendere un nuovo cammino che ci ha condotti al governo amministrativo che oggi ci onoriamo di rappresentare.

In tempi ipertecnologici, di consumismo esagerato, in cui si naviga in rete noi crediamo che questa iniziativa, l’istituzione di questa ricorrenza possa dare forza all’impegnativo lavoro svolto in questi anni mirato alla costruzione di un’identità e al recupero di quelle tradizioni contadine ed artigiane che hanno sempre contraddistinto le nostre contrade.

Abbiamo scelto il 16 gennaio come data, anziché il 22 perché in quella giornata c’è una tradizione importante, che ha resistito anche al nuovo millennio, il Falò di S. Antonio Abate. Il Fuoco di Sant’Antonio, che da centinaia di anni si accende come momento benaugurale di fertilità e di purificazione diventa il rito intorno al quale noi vorremmo ritrovare e rafforzare la nostra memoria e identità culturale, riscoprire quelle tipicità del territorio, (penso al grano, all’olio, agli allevamenti bradi, all’uccisione del maiale, al carnevale) che ci possono far superare le sfide che il mondo globalizzato ci porta. Convinti che la nostra più grande risorsa siamo noi gente semplice ed ospitale che, consapevole del proprio passato, si apre alle altre culture per costruire un futuro possibile e migliore per il nostro territorio.

Dalla residenza municipale, 13 dicembre 2007

Il Sindaco

Alberto Cosentino